Open access by Luciano Paccagnella

Open access by Luciano Paccagnella

autore:Luciano, Paccagnella [Paccagnella, Luciano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Sociologia, Saggi
ISBN: 9788815146281
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2010-10-14T22:00:00+00:00


4. I domini della conoscenza aperta

Alla luce delle riflessioni proposte in questi primi tre capitoli, è ora possibile delineare due modelli di produzione, organizzazione e diffusione della conoscenza che procedono in direzioni per molti versi opposte. Se ne potrebbe parlare come di due tipi ideali nella più classica accezione weberiana: «accentuazioni unilaterali di uno o di alcuni punti di vista […] in un quadro concettuale in sé unitario» [Weber 1922; trad. it. 1958, 108]. I tipi ideali in quanto tali non esistono nella realtà. La realtà è sempre infinitamente più complessa e ricca dei modi in cui riusciamo a rappresentarla. Parlare di un modello chiuso e di un modello aperto di gestione della conoscenza è quindi solo un artificio retorico utile per riferirsi con relativa semplicità a due tensioni che, almeno da un certo punto di vista, possono essere lette come contrapposte, ma che in realtà si accompagnano indissolubilmente all’interno di processi complessi e ambivalenti. Questa precisazione è importante anche perché sarebbe troppo semplice (e troppo comodo) schierarsi a favore del modello aperto in un donchisciottesco impeto d’orgoglio, dimenticando il ruolo delle dinamiche storiche di cui siamo parte integrante.

Rimane difficile parlare di conoscenza aperta e conoscenza chiusa senza pregiudizi e senza assumere toni moralistici. Tuttavia, alcuni esempi possono illustrare i modi in cui il modello chiuso o quello aperto trovano espressione nella realtà quotidiana concreta. Anzitutto, apertura e chiusura possono collocarsi su differenti piani di analisi. Un primo piano è quello del sistema sociotecnico [Berra 2007] di riferimento. Nei primi due capitoli sono state illustrate le vicende di Internet e del software libero come piattaforme tecnologicamente inclusive: chiunque può costituirsi come nuovo nodo della rete, semplicemente adeguando i propri protocolli di comunicazione agli standard di riferimento (la suite di protocolli Tcp/Ip). Analogamente, chiunque può contribuire alle linee di sviluppo di un programma informatico libero, può produrre nuovi moduli, plug-ins o nuove versioni semplicemente intervenendo sul codice sorgente e collaborando nei tempi e nei modi che ritiene più opportuni con gli altri gruppi di programmatori. Tale apertura, come si è visto, non è scontata, essendo del tutto assente nei programmi proprietari.

Oggi il modello chiuso tende a configurarsi come un sistema sociotecnico complesso, più ancora che nel software proprietario, nella proposta del cosiddetto trusted computing (tradotto in genere in italiano come informatica fidata), una piattaforma composta da hardware, software e relazioni tra attori (utenti, amministratori di sistema, case produttrici di hardware, software e contenuti) che dovrebbe avere come obiettivo la creazione di un ambiente di lavoro sicuro e «fidato». Il trusted computing si basa sull’uso di particolari microprocessori specializzati nell’elaborazione di algoritmi di crittografia a doppia chiave; tale forma di crittografia permette sia di cifrare i dati rendendoli illeggibili a persone o dispositivi non autorizzati, sia di firmarli al fine di certificarne provenienza e integrità[12]. Nel suo uso pratico quotidiano, un qualunque dispositivo digitale (personal computer, palmare, telefono cellulare, lettore audio, impianto di home theatre ecc.) dotato di funzionalità di trusted computing permette di tenere sotto controllo tutte le sue varie funzionalità:



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